Il ragazzo mi punse il dito mignolo con un ago, prese una goccia di sangue la mise in un provino mise il reagente , aspettammo alcuni minuti e mi disse “mi dispiace è positivo”.. Uscii da li con il risultato del laboratorio, per un momento niente aveva senso ero confuso, camminai in una direzione sbagliata, non so quanto tempo passo, ero quasi sordo, finalmente tutto tornò alla normalità, nel traggito dell'autobus dal laboratorio, recuperai il senso della realtà e potei pensare che dopo tutto quello che avevo fatto l'estate passata era logico che avessi avuto quel risultato.
Senza esitare cercai di pensare che attualmente, in unpaese europeo, questa infermità è paragonabile al diabete o a l’epilessia che, se sotto trattamento medico non ti uccide. Anche se le paranoie arrivarono dopo facendomi diventare un poco ipocondriaco, per esempio, ebbi una piaga su una coscia e andai di corsa dal medico pensando ad un cancro della pelle e alla fine risultò essere il morso di un ragno.
Oltre a questo c’è la disapprovazione sociale, cosi visto che non ho avuto nessun episodio grave di salute e che tuttavia non prendo farmaci solo alcuni dei miei amici lo sanno. La mia famiglia vive in un altro continente e ho pensato che non ha senso farli soffrire inutilmente, cosi non lo sanno. Ho avuto qualche delusione con possibili progetti di coppia, quando raccontavo che sono sieropositivo tutti sono stati molto rispettosi e mi ringraziavano per essere stato sempre sinceroe mi salutavano con un “ci vediamo” però non rispondevano alle mie chiamate o ai miei messaggi di posta elettronica.
Ho avuto la fortuna di poter partecipare ad un gruppo di aiuto di sieropositivi che lavorano da molti anni perché noi si possa avere una buona qualità della vita e questo mi è servito per non sentirmi isolato, e vedere altre persone che hanno passato momenti molto difficile e hanno avuto la forza per poter andare avanti giorno dopo giorno mi fa pensare che anche io posso farcela.